Scritto tra il 1864 e il 1868, (all’età di 28 anni) e dedicato a Joseph Joachim, il Concerto per violino n. 1 di Max Bruch è un esempio mirabile di scrittura insieme lirica e virtuosistica inserito in un impianto formale classico pur con qualche rimando alla libertà della Fantasia. Nonostante l’apparente linearità melodica e un discreto uso della tecnica contrappuntistica, il concerto ebbe una gestazione piuttosto lunga e laboriosa e venne completato con la supervisione del celebre violinista a cui esso è dedicato.
IL PRIMO TEMPO, “Vorspiel” Allegro moderato, si apre con due cadenze del solista che fungono da introduzione all’esposizione di un tema dal ritmo spigliato e risoluto che attraversa tutto il primo movimento consentendo così al violino la possibilità di fare sfoggio delle sue capacità virtuosistiche e liriche.
IL SECONDO TEMPO, Adagio, è una pagina pervasa da un intenso lirismo mai apertamente scoperto grazie all’impiego di una raffinata scrittura strumentale con accenti a tratti virtuosistici e melodici che ne preservano il carattere elegiaco.
IL TERZO TEMPO, Finale, Allegro energico, di stampo decisamente virtuosistico fa sfoggio di molte delle potenzialità tecniche del violino, alternandosi in un incalzante rapporto dialogico con l’orchestra e sfociando in un vorticoso crescendo che culmina in un presto di undici battute che chiude il concerto.
(estratto dal Libretto di Sala del Concerto con la Philharmonia Orchestra di Londra, Vadim Repin violino, Antonio Puccio direttore)